Antonimina
Antonimina (RC)
Il borgo di Antonimina, secondo gli storici, sarebbe nato nel corso del XV sec. grazie ad un gruppo di pastori che si stabilirono nell’entroterra per poter meglio assolvere alla custodia del bestiame, non a caso la parte centrale dell’abitato viene chiamata Terrata, ossia «ovile». Fu proprio uno dei fondatori, o primi abitanti «Antonio Mina» che ne condizionò il nome. Secondo un’altra ipotesi invece il nome di Antonimina deriverebbe dal greco Antos Nemos (=boschetto fiorito). Il centro abitato ha un custode impetuoso e solitario, il monte San Pietro denominato “Tre Pizzi” cosi chiamato per la curiosa forma a tre punte. Ai suoi piedi esisteva, come testimoniano alcuni ruderi, un convento di Frati Eremiti. Il paese è avvolto da concrezioni rocciose, indicate dagli abitanti come “I Petri” (le pietre) intorno alle quali ruotano molte leggende. Sul monte Tre Pizzi si narra che, avendo gli Apostoli fame, Gesù ordinò loro di raccogliere alcune pietre dal letto della fiumara “a Principissa” perché le avrebbe trasformate in pane. San Pietro, cedendo alla sua ingordigia, prese un grosso masso da dietro la collina e tentò di portarlo nel torrente ma stremato fu costretto ad abbandonarlo proprio in cima originando il monte attuale. Antonimina è nota fin dall’antichità per le sue acque termali, conosciute con il nome di «acque sante locresi». Erano ritenute particolarmente efficaci nella cura della sterilità femminile già conosciute nei tempi della città magno greca di Locri Epizephyrii. La nascita e lo sviluppo delle strutture termali risale al 1870 con ulteriori interventi negli anni 30 e 90 del 1900.Ricche di solfato di sodio e di cloruro, sono adatte alla cura di diverse malattie. Impiegate per bagni, fanghi e nei postumi di processi infiammatori cronici di qualsiasi origine, presso le Terme di Antonimina si curano anche le malattie dell’apparato locomotore, le forme infiammatorie ginecologiche e quelle croniche delle vie respiratorie e le dermopatie. Diverse sono le sorgenti di acque con caratteristiche differenti come l’acqua della Purga, du Vasalu e della milza. Il borgo è eccellente non solo per la cura del corpo ma anche per i piaceri della buona tavola con caratteristiche tipicamente agricole, produce legumi, frutta, olive e grano, vi operano frantoi oleari e un mulino. L’allevamento del bestiame, fatto a carattere familiare è la garanzia di ottimi latticini. L’abate D. Francesco Sacco scriveva nel 1795 (nel Dizionario Geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli): «Egli (Antonimina) è situato in luogo montuoso, e vi gode buona aria. I suoi abitanti ascendono al numero di 850, addetti alla pastorizia. Il territorio dà loro tutto il bisognevole, e tra le industrie storiche vi è quella legata all’allevamento dei bachi da seta».