Vibo Valentia
Vibo Valentia (VV)
La città domina l’altopiano del Poro. Da Vibo si può godere di un panorama mozzafiato. Nel Parco delle rimembranze passeggiando fra gli alberi che ricordano i vibonesi caduti in guerra si giunge ad uno spiazzo da cui nelle giornate terse si vedono lo Stromboli e le isole Eolie, qui le antiche vestigia di un tempio ricordano il glorioso passato della città che, fondata dai greci con il nome di Hipponion divenne colonia romana con il nome di Valentia. La leggenda narra della presenza di tre fanciulle Persefone, Scrimbia e Mnemosyne legate alle origini della città e alla presenza dell’acqua. A piazza San Leoluca ove sorge il Duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca le cui porte bronzee raccontano la storia della città. Sono raffigurate la fondazione, il passaggio di Cicerone, i martiri e la città bruciata, le vicende significative di questo luogo. All’interno di notevole rilievo artistico è il dossale marmoreo contenente le statue di A Gagini. La tela raffigurante San Leoluca, patrono della città, ricorda la leggenda dell’apparizione del santo al pittore. Considerevoli gli stalli lignei del coro. Ricca di alberi secolari è la villa Comunale. Annesso al Duomo il Valentianum, con il bellissimo chiostro. Su Corso Umberto I la chiesa di Santa Maria degli Angeli e il convitto Filangeri, in cui studiarono molti giovani partiti per la grande Guerra. Gioiello rinascimentale è la Chiesa di San Michele dalla bellissima facciata e campanile a torre quadrata. Nella cripta sono ancora visibili diverse sepolture. Risalendo per le vie del centro si giunge alla Chiesa di Sant’Omobono al cui interno è custodita la danza macabra. Nel centro storico si può ammirare la Chiesa dei Cappuccini. L’imponente castello Normanno- Svevo domina l’antico nucleo della città. Il castello è sede del Museo Archeologico Vito Capialbi, illustre vibonese, nelle sale sono esposti reperti provenienti dal territorio, significativo è il gruppo di Scudi ed elmi e tavolette votive, di epoca romana le statue dei togati. Di interesse sia dal punto di vista archeologico che religioso è la laminetta orfica, una lamina d’oro, trovata ripiegata sul petto della defunta, in cui sono indicazioni per il passaggio ultraterreno , un rarissimo e preziosissimo elemento di una collezione museale . I riti della settimana santa, si chiudono con l’Affruntata, rappresentazione dell’incontro tra la Madonna e il Cristo Risorto. Per festeggiare la Pasqua si preparano docetti chiamati Pie e per la commemorazione dei defunti dolci profumati di cannella chiamati ossa di morto.