Serra San Bruno
Serra San Bruno (VV)
Serra San Bruno sorge in una verde vallata delle Serre Calabresi. Posta a circa 900 m. slm. è raggiungibile percorrendo strade che si inerpicano fra colline e montagne, dalla costa tirrenica e dalla costa ionica. Serra è uno dei luoghi in cui si può vivere l’esperienza della contemplazione e del silenzio se visitato nelle fredde e solitarie giornate di inverno. Il verde dei boschi nasconde immersa in un’atmosfera rarefatta la prima certosa d’Italia. In questi luoghi, ameni e solitari, scelse di vivere, secoli fa, la sua esperienza mistica, San Bruno che qui giunse dal nord Europa. Nella Certosa vivono ancora in strettissima clausura i certosini, e per raccontare l’esperienza unica del Santo e degli uomini che nella fuga dal mondo vivono in comunione con Dio e pregano per il mondo, è stato allestito, in un’ala della certosa, un museo. La visita non è una semplice visione di cose materiali che rappresentano i certosini ma il viaggio attraverso la loro storia e il loro modus vivendi. è un’esperienza da vivere ponendosi delle domande, una ricerca di perché, di ma. Immerso nel bosco il Sentiero Frassati collega la Certosa alla chiesa di Santa Maria del Bosco, percorrerlo in silenzio è cercare quel “qualcosa” che fra il verde degli alberi e lo scrosciare delle acque lega l’uomo all’universo. Il piccolo laghetto di San Bruno l’atmosfera gioiosa delle domeniche di festa in un luogo di montagna, l’imponente scalinata che porta alla chiesa, luoghi unici della terra di Calabria. Nelle giornate primaverili ed estive le famiglie trascorrono insieme il loro tempo nell’aria pic nic, bancarelle all’ aperto offrono ogni varietà di prodotti tipici. Nel centro storico, pianeggiante, lungo la vallata dell’Ancinale campeggiano le numerose chiese gioielli dell’architettura barocca. La chiesa dell’Addolorata, di San Biagio che ha una bella facciata in granito locale e nella navata centrale quattro bellissime statue provenienti dall’antica Certosa, la chiesa dell’Assunta di Terra Vecchia e quella di Spineto. Notevoli sono anche la chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori, che rappresenta uno dei massimi esempi dell’architettura tardo-barocca presente in Calabria, e l’antica chiesa di San Giovanni (anche al loro interno sono custodite importanti opere d’arte tra le quali un prezioso pergamo ligneo barocco, marmi, bronzi e tele provenienti dall’antico monastero). Il radicato sentimento religioso si manifesta nelle vissute tradizioni religiose della Pasqua e durante i giorni della festa di San Bruno con la processione in cui vengono lanciati i confetti e i resti mortali del Santo vengono portati in paese. Il borgo è il profumo dei funghi appena raccolti in autunno, delle pastette, biscotti semplici e deliziosi, e il profumo della pizza con il sambuco, unica ed introvabile. La località rappresenta una meta privilegiata per gli escursionisti. Da non perdere in la festa d’autunno con escursione nelle montagne vicine alla ricerca dei prelibati funghi. Tante sono le aziende che con dedizione e col saper fare tramandato da generazioni mantenendo fede alla tradizione e tipicità locali trasformano e lavorano i funghi raccolti sui monti attorno a Serra San Bruno. Tra queste spicca l’azienda Serfunghi di Calabretta Luigi che da anni porta sulla tavola di degli italiani (e anche oltre i confini nazionali), prodotti di altissima qualità come i funghi e le conserve sott’olio, i funghi secchi, quelli freschi nel periodo di raccolta e tanti altri succulenti prodotti. Visitare la sua azienda e vedere la masestrìa e, soprattutto la pulizia e la professionalità con la quale lavorano, ci ha reso ancor più consapevoli che esistono aziende e uomini di elevato spessore imprenditoriale capaci di creare lavoro e sviluppo territoriale. L’azienda Serfunghi di Calabretta Luigi ne è la prova concreta. Un consiglio per i turisti che visiteranno Serra San Bruno: per i vostri regali e per portarvi dietro prodotti genuini che nel loro sapore c’è il calore della nostra amata Terra Calabra, recatevi nei punti vendita della Serfunghi. Ma Serra è anche il profumo del legno bruciato nelle carbonaie. Ancora oggi qui, con grande dedizione lavorano i pochi carbonai di Calabria, lo “scarazzo” è un monumento al lavoro e alla tenacia del lavoratore. Cerchiamo di capirne un pò di più. Incuriositi ci incamminiamo fuori dal centro abitato, alla ricerca dei carbonai. Ne avevamo sentito parlare e letto ma ancora non c’era mai stata l’occasione per incontrarli e parlare del loro lavoro, del loro faticoso lavoro. Aiutati da una giornata primaverile intravediamo dei fumi in lontananza. Non è tempo di incendi e quindi non possono che essere loro, i carbonai di Serra San Bruno (forse gli ultimi carbonai della Calabria). Arriviamo sul posto ma, vista l’ora, erano circa le 12,30, non abbiamo trovato nessuno. Nel frattempo procediamo a mettere a punto l’attrezzatura fotografica, drone e macchina, così da essere pronti a filmare e documentare. Nel frattempo, però, da dietro una montagna di legna sbuca un tale con in mano tanto di panino imbottito e, tra un morso e l’altro, si dirige verso la nostra auto. L’emozione nel vedere quel signore, il cui viso, nero dalla fuliggine, esprimeva curiosità nel vederci, era tanta perchè lui era, appunto, uno degli ultimi carbonai di Serra San Bruno e forse della Calabria, aggiungiamo. Le famiglie di carbonai, a Serra, ormai sono poche. Fare il carbonaio, ci dice, è portare avanti un’antica tecnica tramandata da generazioni in generazioni che, a loro volta, è stata importata dai Fenici. Noia Serra, usiamo ancora quello stesso modo di lavorare, accatastare la legna, accendere la carbonaia (o Scarazzo) alta circa cinque metri con un diametro di oltre dieci metri per fare il carbone. Non è semplice poichè è un lavoro duro e faticoso in quanto giornalmente bisogna muovere quintali di legna con la sola forza delle braccia. Tanti gli elementi da tenere presente affinchè la legna non vada sprecata. Innanzitutto dobbiamo tener conto dell’umidità del terreno ma anche del vento. Ma vediamo come si costruisce uno Scarazzo -che impiegherà i lavoratori per circa dieci giorni. Individuato il posto, dove creare la “montagna” di legna a forma di cupola circolare ci si muove creando una circonferenza esterna con la legna e i rami più sottili mentre al centro sarano accatastati quelli più grossi. Bisogna trasportare e accatastare la legna pezzo per pezzo e, nel fare ciò bisogna stare attenti a non lasciare spifferi o camere d’aria in quanto si rischierebbe che la carbonaia “esploda” e quindi avremmo sprecato tempo, lavoro e danaro. Decine e decine di quintali di legna servono per lo Scarazzo che, una volta chiuso e sigillato con un impasto di paglia bagnata e terra -che permettono la giusta disidratazione e cottura del legno-, si appicca il fuoco per la lenta cottura che durerà circa 20 giorni. Ma noi non possiamo aspettare 20 giorni e soddisfatti per quanto visto e appreso, facciamo rientro a casa e ci prepariamo a raccontare ancora una volta di una Calabria di qualità, così come il carbone di Serra San Bruno che, rispetto al carbone industriale, non contiene additivi chimici nocivi per la salute, ma emana quel dolce profumo che inebrierà le nostre pietanza culinarie alla brace.